venerdì 23 maggio 2008

"...ein Buch muß die Axt sein für das gefrorene Meer in uns."

No, non conosco il tedesco; almeno, non bene. Kafka, però, nello specifico, aveva ragione: il ruolo del libro dovrebbe essere quello.
Non quello di Internet, invece: bisogna ricorda che si tratta di un mezzo di comunicazione, non un'antologia dello scibile umano; quanto vi si legge è affidabile solo in funzione dell'affidabilità dell'interlocutore stesso (difatti si può trovare tutto e il contrario di tutto; sapevate che il Large Hadron Collider del CERN servirà per apire un varco nelle fasce di Van Hallen per consentire il ritorno del Maligno sulla Terra? Potrete trovarne facilmente conferma su YouTube).
Trovo che uno dei meriti del corso com'è attualmente organizzato sia il presentare questo concetto in modo operativo ed intuitivo: si sono fatte intuire potenzialità, non fatte memorizzare procedure (il che, al livello in cui ha senso studiare informatica in una facoltà come questa, sarebbe altamente controproducente).
L'unica cosa che personalmente ho trovato stonasse è la mancanza un po' di senso di sfida: comprensibilmente le attività assegnate dovevano poter essere svolte da tutti, il che ha reso necessario dare enfasi al ruolo dei contenuti rispetto a quello dello strumento-computer, ma anche restando in quest'ambito avrei gradito, penso, almeno una traccia opzionale effettivamente impegnativa.

mercoledì 23 aprile 2008

"Enfasi sulla didattica"

C'è enfasi, sì; ormai la posizione di chi dichiara di ritenerla irrilevante è giudicata anacronistica, poco sostenibile (ed è giusto). Si tratta, però, sostanzialmente, di parole vuote: si sposa l'argomentazione didattica rassicurante, che giustifica e conferma ciò che si è sempre fatto (talvolta, anche il meno possibile).
Che la situazione formativa non sia ottimale è scontato; tra i problemi forse il più grave e arbitrario nella sua evitabilità è il sovrapporsi di corsi (e di diverse porzioni di uno stesso corso) dai tempi affrettati che impediscono di dedicarsi serenamente e organicamente all'apprendimento e alla rielaborazione del materiale. Altri punti sollevati mi sembrano meno drammatici, o forse semplicemente più distanti: quello della collaborazione tra studenti, che nei suoi limiti (mantengo che il momento della comprensione sia un'esperienza personale che al massimo si può indurre nel, non condividere con il prossimo) trovo sussista (non ho colto un'atmosfera di sgradevole competizione... è possibile che non sia molto bravo a rendermene conto, però, dato che non la notai neppure durante i test d'ingresso; ricordo, personalmente, di aver cercato di risolvere dubbi di altre persone nell'attesa della consegna delle prove da svolgere); allo stesso modo non posso dire di aver incontrato grosse difficoltà nel chiedere chiarimenti ai docenti, quando necessario.
Altre brevi riflessioni da spunti del seminario:

  • Mi piacerebbe avere la stessa fiducia dell'insigne relatore nel potere formativo intrinseco del corso di studi in medicina e chirurgia.
  • Non penso che potrei mai esibire un distacco depersonalizzante simile ai casi raccontati nei confronti di un paziente. Questo non mi preoccupa. Ciò che mi preoccupa è che non sono sicuro che non finirò per essere travolto dalla mancanza di distacco.
  • Ma la scala è lineare tra il disinteresse sociopatico per l'altrui sofferenza e l'eccesso paralizzante di partecipazione? Si tratterebbe, nel caso, di stabilizzarsi su di una via di mezzo accettabile. Una via sana da percorrere, invece di un equilibrio da mantenere, sarebbe preferibile.

giovedì 17 aprile 2008

Vetri appannati

Una fotografia scattata nel giorno della conferenza (in attesa di consegnare quelle effettivamente pertinenti):

mercoledì 9 aprile 2008

Su di una linea diversa

Senza voler in alcun senso criticare l'altrui percorso, non posso che constatare come, nel caso specifico, non possa fare per me. Una società più solidale, sì; ma per altre vie.
Immagino sia rigidità, o forse sensibilità eccessiva per il vuoto dietro al lieve; comunque, per me, il riso resta un'esperienza ambigua, tesa.
Ho "documentato" volentieri il seminario e il suo proseguo, ma se non fosse stato per questo non avrei seguito il corteo; niente in contrario, solo, è una cosa estranea.

Il protocollo, il rito, non sono necessariamente soffocanti; non penso serva sempre dissacrare ciò che può rassicurare.

lunedì 31 marzo 2008

Brevi escursioni nel mondo della didattica (?)

La necessità di fornire nozioni che non "aleggino nel vuoto" quando si tenta di trasmettere al prossimo le proprie conoscenze potrebbe (dovrebbe) sembrare quasi scontata; all'atto pratico si può fallire, in ciò, per diverse motivazioni: dando per scontato il contesto (per errore, per risparmiare tempo...), sì, ma anche nell'ambito di un tentativo improprio di semplificazione.
Mi è capitato, recentemente, di avere a che fare con un esempio del secondo caso; una persona (frequentante un liceo classico) mi aveva chiesto di aiutarla a ripassare il programma svolto di fisica in vista di una simulazione di terza prova, emerse rapidamente che la docente aveva ritenuto opportuno, immagino anche per via della scarsa importanza che la materia ricopre in quel tipo di corso di studi, alleggerire il carico di lavoro della classe evitando del tutto dimostrazioni delle formule (si trattava più che altro di elettromagnetismo) che era necessario imparare.
Lei, però, non conoscendo il modo in cui erano state ricavate e gli assunti sui quali poggiavano, incontrava ovvie difficoltà nella comprensione e applicazione del materiale, poi notevolmente ridotte semplicemente prendendo il tempo di ripercorrere, senza eccessive complicazioni, i passi intermedi.
Tagliare parti del programma, invece che affrontarlo superficialmente, sarebbe stato ovviamente più proficuo.

giovedì 27 marzo 2008

Cambiamento di base

Può capitare (?) di dover convertire un numero espresso in base 2 (ossia codice binario) in base 10, senza avere però a disposizione mezzi tecnologici. Ecco un metodo (impiegando come esempio 11001000):

  • si prende la prima cifra sulla sinistra (1), la si raddoppia e si aggiunge la cifra successiva:

  • si continua ad andare verso destra fino al termine del numero, raddoppiando per ogni cifra ed aggiungendo, quando necessario, 1:
  • il numero, in forma decimale, è quindi 200.
Un algoritmo opposto (si dimezza il numero e si registra l'entità del resto come cifra) si può impiegare per il passaggio inverso.

Ricerca bibliografica

In senso proprio non posso dire, adesso, di aver sperimentato molto con pubmed, visto che avevo già in passato imparato la sintassi del suo motore di ricerca; quando è stato richiesto di farne uso, ho deciso di scegliere un argomento su cui documentarmi utilmente.
Il tema prescelto (recentemente passato ai margini del dibattito politico per ragioni che non mi sembra rilevante menzionare) è stato l'impatto sullo sviluppo cognitivo della sindrome di Klinefelter.
Per prima cosa, ho consultato il dizionario ufficiale dei Medical Subject Headings, rilevando che esisteva lo specifico "Klinefelter Syndrome", subito inserito nella query.
Ho poi ristretto la mia ricerca ordinando per data gli articoli (per essere indirizzato verso studi recenti) e aggiungendo con "cognitive development"; mi è sembrato rilevante questo.
In seguito ho impiegato come parole chiave aggiuntive "brain" (con questo esito) e "psychosocial aspects", che mi ha portato a quest'ultimo articolo.