mercoledì 9 aprile 2008

Su di una linea diversa

Senza voler in alcun senso criticare l'altrui percorso, non posso che constatare come, nel caso specifico, non possa fare per me. Una società più solidale, sì; ma per altre vie.
Immagino sia rigidità, o forse sensibilità eccessiva per il vuoto dietro al lieve; comunque, per me, il riso resta un'esperienza ambigua, tesa.
Ho "documentato" volentieri il seminario e il suo proseguo, ma se non fosse stato per questo non avrei seguito il corteo; niente in contrario, solo, è una cosa estranea.

Il protocollo, il rito, non sono necessariamente soffocanti; non penso serva sempre dissacrare ciò che può rassicurare.

17 commenti:

Daniela ha detto...

Ciò che ci rassicura ci fa smettere di esplorare. Secondo me, ovvio.

Duccio ha detto...

Anche una fuga senza destinazione non offre che il panorama del nulla.

Anonimo ha detto...

forse nemmeno io avrei partecipato al corteo; e a dirla tutta, non mi facevano ridere le espressioni ostentatamente volgari di Nuvola..
ma rimango dell'idea che è bene che ci sia chi porta avanti di queste esperienze.

mafalda ha detto...

scappa duccio!
ridi duccio!
sbaglia!
nessuno ti giudica e se qualcuno lo fa, che si fotta.
la leggerezza e' l'unico modo per vedere le cose sfericamente.
le regole ci sono e fanno bene ad esserci ma l'eccesso di regole disumanizza le cose del cuore.
la fuga ha senso in se', non nella meta, te ne accorgi quando sei per strada.
andare e' gia' essere. puoi anche non arrivare da nessuna parte, ma arrivi a te stesso.
il vuoto?
cosa sarebbe la musica senza le pause?
cosa il respiro senza i millisecondi in apnea fra un movimento e l'altro?
ascoltati.
ascoltati e non farti opprimere.
un abbraccio

Dottor Nuvola ha detto...

Che bello un'idea contraria, mi fa piacere che qualcuno dica una cosa diversa solo che vorrei capire meglio le motivazioni, esplorarle molto di più, per quello che riguarda poi il commento sulle mie espressioni ostentamente volgari al seminario vi giuro che non me ne sono accorto non era voluto e mi dispiace anche di averle usate, io non uso normalmente la volgarità per far ridere, stavo semplicemente dicendo quello che mi passava per la mente liberamente e non cercavo di ostentare nulla nè tantomeno di colpire nessuno nè in senso positivo nè in senso negativo, io penso che il riso non sia ambiguo o almeno non so cosa vuol dire l'ambiguità del sorriso. Non so se quello che faccio è bene o male, è semplicemente ciò che sento e siccome per crescere come essere umano son meglio le critiche degli applausi prego di cuore i ragazzi contrari a mandarmi una mail, fissare un incontro di persona, venire a cena o a dormire a casa mia, insomma sapere che pensano e crescere insieme se non è chiedere troppo, se gli esami e gli impegni ve lo permettono, se ne avete voglia ma se non potete o non volete rimarremo amici come prima (tanto prima non ci si conosceva per cui richiederà pochissimo impegno), con affetto.

La mia mail nuvola@castellinaria.prato.it oppure 0571-592668 333-4603312

Nuvola

KungFuPanda ha detto...

"Il protocollo, il rito, non sono necessariamente soffocanti; non penso serva sempre dissacrare ciò che può rassicurare."

Sarà che io sono un pò fissato su cose come la satira o la libertà di espressione, ma questa affermazione, secondo me, è a dir poco preoccupante... Sono certo che le regole e i "protocolli" siano importanti, se non ci fossero probabilmente ci scanneremmo tutti a vicenda... So solo che non si deve accettare come oro colato tutto quello che ci viene imposto...

Credo anche che quello che fanno i nostri colleghi "pagliacci" sia un gesto di servizio e compassione, nel senso latino del termine, veramente forte... Spesso è più importante un sorriso che una medicina giusta al momento giusto per far star bene una persona che soffre. Poi se un medico non ride di se stesso e non scende da solo dal piedistallo rischia di avere qualche delirio di onnipotenza e di mettersi a giocare con la vita delle persone come se fossero solo tanti numeri da leggere nei risultati di una tac... Come vedi siamo su due fronti diversi, se vuoi puoi fare un salto sul mio blog e possiamo avviare una discussione matura che non deve necessariamente sfociare in una rissa da bar con lancio di sedie e coltelli... Ciao Duccio!

Duccio ha detto...

Grazie per gli interventi, in primo luogo.
Credo di aver detto alcune cose in modo fraintendibile, però; provo a spiegarmi meglio, ora.
Dunque:
-Non penso sia il caso di trattare i pazienti con freddezza; mi sembra chiaramente controproducente. Solo, suppongo che il mio modo di manifestare vicinanza sia diverso.
-La libertà d'espressione, storicamente, ha dimostrato di aver bisogno di essere protetta proprio da leggi e protocolli.
-Circa la questione del riso (che è diverso dal sorriso), si trattava di una sensazione personale... non penso ci sia niente di male quando altri ridono, di per se.

Anonimo ha detto...

Vero,il protocollo non è sempre soffocante,ma spesso sì..Che male c'è nel far sorridere chi soffre,anche se in modo poco "ortodosso"??
Non solo il medico,il luminare della Medicina,con la sua cartella in mano deve porsi di fronte ad un paziente..ma anche l'uomo,che comprende e cerca di immedesimarsi nel malato..Ma questo potremo capirlo solo quando saremo veri medici..

Shunran ha detto...

Meglio una silente approvazione acritica, o una presa di posizione assai poco "di moda"? Non sono d'accordo con Duccio, ma credo che questa presa di posizione sia indice di una notevole onestà intellettuale, e penso che aggettivi come "preoccupante" siano molto fuori luogo. La cultura della "pluralità" e della società "solidale" dovrebbe premiare anche Duccio.

L.S. ha detto...

Purtroppo non ho partecipato al seminario, ma mi hanno raccontato abbastanza bene come si è svolto.
Senza voler sembrare banale, ritengo che siano importanti entrambe le figue, ed entrambe a loro modo rassicuranti. Ongnuna traccia i limiti dell'altra e aiuta a ricordare che il protocollo e il dogmatismo talvolta hanno la peggio su l'umanizzazione. E viceversa.
Penso che siano due atteggiamenti che in qualche modo si compenetrano, e si completano, dissacrandosi a vicenda.
Insomma, alla peggio buttiamola sul ridere.

Rospetto ha detto...

Credo che questo sia il tuo post più autentico...

Francesca ha detto...

Io sono una studentessa di infermieristica....ho seguito il seminario, e mi è piaciuto molto...
secondo me il poter ridere è la cosa più bella del mondo....perchè non c'è niente di più bello di vedere una persona felice, anche quando si tratta di pochi secondi...per esempio l'altro giorno ...(VENERDì) vederti ridere con i tuoi amici a mensa, era bello perchè in quel momento eri felice...
ciao.
Francesca

Duccio ha detto...

Capisco la tua posizione, sì. Temo però che ci sia stato uno scambio di persona: non ho mai mangiato alla mensa e venerdì, comunque, ero in centro, all'ora di pranzo, se non erro.

Francesca ha detto...

tu non sei quello che al seminario sull' I Care ha fatto quella scenetta sbraitando contro la prof. che parlava del copyright? se non sei te e ho confuso persona scusami... :-)

Pierpi ha detto...

Non è rassicurazione, è oppressione e soffocamento.

Duccio ha detto...

Ehm, no; ero seduto in prima fila, però. Sono visibile nelle foto inserite dal professore, in compenso: la persona con la camicia blu e la macchina fotografica che rientra nell'aula dalla porta laterale.

In risposta al commento successivo: sempre? Tu a tavola ti senti soffocata dal rispettare le convenzioni circa l'uso delle posate e cose del genere? L'unico modo di tutelare la libertà generale è porre limiti alla personale quallo lede quella altrui; le norme di convivenza (che comprendono anche rispettare l'ordine per prendere la parola alle conferenze, etc.) servono a questo.
Scagliarsi contro di queste in generale è miope; necessario è identificare quelle non funzionali (ossia ingiuste).

BlackMamba11 ha detto...

Leggo questo post con mesi di ritardo, ma mi va di commentarlo. Come hai detto tu, ognuno ha il suo modo di esprimere vicinanza. Chi mi conosce sa che il mio modo non è il contatto fisico e nemmeno le parole. Se uno mi abbraccia mi dà anche noia. E odio abbracciare. E' per questo che quando Nuvola mi ha chiesto di unirmi al loro gruppo di clown mi sono tirata indietro. Perché non sarei naturale nel fare quel genere di cose, e credo che esprimere vicinanza in modo innaturale sia assolutamente inutile e triste. Ciò non toglie che, immaginandomi malata, apprezzerei una dimostrazione di vicinanza da parte di Nuvola e company. Certo, quella non sarebbe la mia modalità di esprimermi, ma apprezzerei la loro naturalezza e spontaneità.
Nessuno può dire che la modalità-scherzo sia la migliore. Forse è la più palese, forse la più apprezzata, ma nessuna modalità è migliore delle altre. L'importante è trovare la propria modalità e assicurarsi che sia comprensibile per gli altri. Sentirsi vicini agli altri non è abbastanza, bisogna essere sicuri di esprimere questa vicinanza in qualche modo.
Per molti (me compresa) questo è un grandissimo problema.